Il suicidio e l'anima by James Hillman

Il suicidio e l'anima by James Hillman

autore:James Hillman [Hillman, James]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Il primo a riconoscere che la medicina non costituiva il retroterra necessario né sufficiente per la pratica della psicoanalisi è stato Freud. In un certo senso, dunque, il nostro lavoro di separazione della medicina dall’analisi in questa seconda parte del libro si pone in continuità con il saggio di Freud, Il problema dell’analisi condotta da non medici.

Freud si avvide ben presto che occorreva abbandonare in parte la medicina. In quello scritto egli mostra come, nel caso della psicoterapia, «gli ammalati non siano come gli altri ammalati, i profani non siano propriamente profani, e i medici non offrano precisamente ciò che ci si potrebbe attendere da loro e su cui si fondano le loro prerogative». L’analista non esamina fisicamente il suo paziente, non gli prescrive medicine, per i disturbi organici lo deferisce ad altri; nello studio dell’analista non ci sono apparecchiature mediche; non si vedono camici bianchi e valigette nere. Che razza di «dottore» è questo, a cui non interessano la medicina, l’eziologia e la diagnosi, le ricette, e nemmeno la riduzione del danno?

È trascorsa una generazione dalle argomentazioni di Freud e dalle accese discussioni sull’analisi laica degli anni Venti del Novecento. Da allora a oggi è cambiata anche la tipologia dei pazienti, il che ha aggiunto forza alla tesi di Freud. Oggi, l’analista vede più «disturbi della personalità», individui che si rivolgono a lui per «l’analisi del carattere», che non persone che chiedono l’eliminazione di un sintomo. L’analisi si è sempre più allontanata dalla terapia medica dei sintomi, per avvicinarsi alla cura psicologica dell’individuo intero.

La rinuncia ai metodi dell’ambulatorio medico segna soltanto l’abbandono di avamposti minori; la vera roccaforte è rimasta inattaccata. Il punto di vista medico continua a guidare altre tecniche, e tende a imprimere all’analisi un taglio patologico nei confronti delle cose dell’anima. Il pericolo per l’analisi proviene non tanto da una debolezza della medicina, quanto dal suo punto di forza: dal suo materialismo coerentemente razionale. A costituire il problema non sono neppure le cognizioni insegnate nelle facoltà di medicina, gran parte delle quali inutili nell’analisi, come aveva constatato Freud (in qualsiasi campo, infatti, la formazione accademica comporta un accumulo di nozioni irrilevanti): il problema è il modello di pensiero della medicina, la sua Weltanschauung. Freud appoggiò fortemente l’analisi laica, e in una lettera scritta meno di un anno prima della sua morte ribadì le sue tesi: «… di ciò sono più convinto che mai, di contro alla evidente tendenza degli americani a trasformare la psicoanalisi in un semplice valletto della psichiatria» (Jones, p. 323 [trad. it., vol. III, p. 356]).

Con tutto ciò, la terapia freudiana conserva in generale il punto di vista della medicina. I timori di Freud si sono realizzati: l’analisi freudiana è diventata l’ancella della psichiatria. L’approccio psicodinamico ed eclettico dello psichiatra medio è lo spirito annacquato di Freud. È il tipo di spirito facilmente accessibile che può essere contenuto senza pericoli in qualunque vaso di comune argilla. In tal modo lo psichiatra medio non deve sobbarcarsi la fatica di affinare e distillare la sua



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